Dal blog lontanodaltunnel.blogspot.com
L'esperienza di una donna compagna di un
tossicodipendente
L'esperienza di una donna compagna di un
tossicodipendente
SECONDA PUNTATA:
La violenza è una spirale dal moto discontinuo. C'è un periodo di riposo, di quiete, di stagnazione, di apparente tranquillità, la quiete dopo la tempesta, il silenzio dopo l'esplosione. Poi tutto riparte, in un graduale crescendo, fino al successivo episodio di violenza.
Ci sono molte forme di violenza.
Io sono completamente distrutta da questa falsa realtà in cui sono costretta a vivere.
Chiedo delle cose e vengo ignorata.
Mi lamento di qualcosa e le mie esigenze vengono minimizzate, misconosciute, private di valore.
Ho provato a porre delle condizioni ma la mia posizione non è mai stata riconosciuta, io non sono mai esistita, i miei sentimenti, i miei valori, la mia personalità, i miei pensieri non sono mai esistiti.
Non sono mai stata ascoltata.
Quando ho cercato di capire, quando ho chiesto perchè mi si è sempre e solo mentito.
Persino la realtà e la verità mi è stata negata.
Non credo + a niente, ogni volta che ho trovato delle tracce erano cose vecchie, quando trovavo della droga era stata regalata, era stata acquistata per conto di qualche amico, era lì da chissà quando.
Oggi mio suocero dice al figlio "quanto hai pagato le scarpe? "80 euro" "ah, allora te ne sono avanzate 70 dei soldi che ti abbiamo dato".
Peccato che 80 euro per le scarpe li avesse chiesti anche a me.
Non ce la faccio +.
I suoi genitori, mi fanno pena, si dicono " ma perchè non dobbiamo credergli?"
posso chiedergli di non dargli soldi, di non credergli, ma loro non possono non credere. Io lo capisco benissimo. Loro gli credono. Perchè tutto quel che dice è credibile. Perchè vive solo per mentire, tutto il suo dire è teso a raccontare qualcosa di artificiale che serva a proteggere la sua dipendenza. Ogni suo movimento nel mondo reale serve a questo. Tutto è finzione.
Questo non è violento? Questa finzione non è violenza?
Io non riesco a capire come si possa superare il confine che impone la dignità, l'orgoglio, il senso di responsabilità, il senso stesso del bene e del male?
E se si supera come si fa a non smettere ad un certo punto? A non capire che bisogna smettere di fare e farsi del male? Io non riesco a credere a tutto questo male. Non ho mai creduto nel male.
Come si fa ad essere così deboli da ritrovarsi svuotati di tutto, svuotati di ogni tensione attiva alla vita, scegliere una scuola, scegliere un lavoro, scegliere cosa fare del proprio tempo, come si fa a vivere la vita passivamente, subendola, non scegliendo mai, non muovendo mai una pedina del gioco, e riempire il disagio di questa non vita, questa non relazione, questo non movimento, questo non amore per le cose, la vita, le persone con delle sostanze che alterano e modificano lo stato naturale in cui ci si ritrova e che non si trova il coraggio di cambiare e di muovere. Nessuna ambizione, nessuna motivazione, nessun tentativo di conquista verso la vita. Un senso di fallimento di base. Alla base di tutto. Un senso di fallimento che è un destino che non si può tradire. Un senso di fallimento che è come un'eredità che non si può non coltivare. Un senso di inferiorità, un disagio sociale, un'incapacità di amare. Quante volte ho trovato umiliante e ho trovato strano, inspiegabile che io non esistessi. Che non esistesse il mio sguardo, che non esistesse il mio cuore.
Le persone normali non possono non entrare in relazione, non nutrirsi di affetto e attenzioni reciproche, non aver bisogno dello sguardo dell'altro, del corpo dell'altro.
Anche questa è stata violenza. Tutti questi anni in cui ho privato la mia vita di sguardi, di affetto, di parole.
Non saranno mai più possibili con una persona che mi ha privato della verità, della dignità.
Questa persona è ormai per me una strada senza uscita.
Ora ho capito quello che per me era la cosa + incomprensibile. Perchè mentiva anche se era controproducente? Perchè mentire ad una persona che sa che menti? Perchè negare l'evidenza?
Per proteggere dentro di lui la sostanza, il suo ruolo, il suo senso magico, il suo valore in quanto mondo privato e segreto.
Per il gusto di tener comunque fuori gli altri, che non devono sapere, non possono capire.
E allo stesso tempo la trasandatezza dell'innamorato che non si cura degli altri, nella sua felicità, non si cura del mondo e delle tracce che lascia, anzi c'è in fondo un esibizionismo.
Vorrei dimenticare tutto, dimenticare l'orrore di una persona che mente e ruba a suo padre e a sua madre e al futuro dei suoi figli. L'orrore di una persona che ha infranto e spezzato il futuro e il percorso di tante persone e che continua imperturbabile sul suo sentiero malato.
Io, mi dispiace, non credo alla malattia e al vittimismo di chi non riesce a prendersi la responsabilità delle sue azioni. Si può scegliere. Il bene è una scelta costante. Come lo è il male. A ciascuno il suo.
La violenza è una spirale dal moto discontinuo. C'è un periodo di riposo, di quiete, di stagnazione, di apparente tranquillità, la quiete dopo la tempesta, il silenzio dopo l'esplosione. Poi tutto riparte, in un graduale crescendo, fino al successivo episodio di violenza.
Ci sono molte forme di violenza.
Io sono completamente distrutta da questa falsa realtà in cui sono costretta a vivere.
Chiedo delle cose e vengo ignorata.
Mi lamento di qualcosa e le mie esigenze vengono minimizzate, misconosciute, private di valore.
Ho provato a porre delle condizioni ma la mia posizione non è mai stata riconosciuta, io non sono mai esistita, i miei sentimenti, i miei valori, la mia personalità, i miei pensieri non sono mai esistiti.
Non sono mai stata ascoltata.
Quando ho cercato di capire, quando ho chiesto perchè mi si è sempre e solo mentito.
Persino la realtà e la verità mi è stata negata.
Non credo + a niente, ogni volta che ho trovato delle tracce erano cose vecchie, quando trovavo della droga era stata regalata, era stata acquistata per conto di qualche amico, era lì da chissà quando.
Oggi mio suocero dice al figlio "quanto hai pagato le scarpe? "80 euro" "ah, allora te ne sono avanzate 70 dei soldi che ti abbiamo dato".
Peccato che 80 euro per le scarpe li avesse chiesti anche a me.
Non ce la faccio +.
I suoi genitori, mi fanno pena, si dicono " ma perchè non dobbiamo credergli?"
posso chiedergli di non dargli soldi, di non credergli, ma loro non possono non credere. Io lo capisco benissimo. Loro gli credono. Perchè tutto quel che dice è credibile. Perchè vive solo per mentire, tutto il suo dire è teso a raccontare qualcosa di artificiale che serva a proteggere la sua dipendenza. Ogni suo movimento nel mondo reale serve a questo. Tutto è finzione.
Questo non è violento? Questa finzione non è violenza?
Io non riesco a capire come si possa superare il confine che impone la dignità, l'orgoglio, il senso di responsabilità, il senso stesso del bene e del male?
E se si supera come si fa a non smettere ad un certo punto? A non capire che bisogna smettere di fare e farsi del male? Io non riesco a credere a tutto questo male. Non ho mai creduto nel male.
Come si fa ad essere così deboli da ritrovarsi svuotati di tutto, svuotati di ogni tensione attiva alla vita, scegliere una scuola, scegliere un lavoro, scegliere cosa fare del proprio tempo, come si fa a vivere la vita passivamente, subendola, non scegliendo mai, non muovendo mai una pedina del gioco, e riempire il disagio di questa non vita, questa non relazione, questo non movimento, questo non amore per le cose, la vita, le persone con delle sostanze che alterano e modificano lo stato naturale in cui ci si ritrova e che non si trova il coraggio di cambiare e di muovere. Nessuna ambizione, nessuna motivazione, nessun tentativo di conquista verso la vita. Un senso di fallimento di base. Alla base di tutto. Un senso di fallimento che è un destino che non si può tradire. Un senso di fallimento che è come un'eredità che non si può non coltivare. Un senso di inferiorità, un disagio sociale, un'incapacità di amare. Quante volte ho trovato umiliante e ho trovato strano, inspiegabile che io non esistessi. Che non esistesse il mio sguardo, che non esistesse il mio cuore.
Le persone normali non possono non entrare in relazione, non nutrirsi di affetto e attenzioni reciproche, non aver bisogno dello sguardo dell'altro, del corpo dell'altro.
Anche questa è stata violenza. Tutti questi anni in cui ho privato la mia vita di sguardi, di affetto, di parole.
Non saranno mai più possibili con una persona che mi ha privato della verità, della dignità.
Questa persona è ormai per me una strada senza uscita.
Ora ho capito quello che per me era la cosa + incomprensibile. Perchè mentiva anche se era controproducente? Perchè mentire ad una persona che sa che menti? Perchè negare l'evidenza?
Per proteggere dentro di lui la sostanza, il suo ruolo, il suo senso magico, il suo valore in quanto mondo privato e segreto.
Per il gusto di tener comunque fuori gli altri, che non devono sapere, non possono capire.
E allo stesso tempo la trasandatezza dell'innamorato che non si cura degli altri, nella sua felicità, non si cura del mondo e delle tracce che lascia, anzi c'è in fondo un esibizionismo.
Vorrei dimenticare tutto, dimenticare l'orrore di una persona che mente e ruba a suo padre e a sua madre e al futuro dei suoi figli. L'orrore di una persona che ha infranto e spezzato il futuro e il percorso di tante persone e che continua imperturbabile sul suo sentiero malato.
Io, mi dispiace, non credo alla malattia e al vittimismo di chi non riesce a prendersi la responsabilità delle sue azioni. Si può scegliere. Il bene è una scelta costante. Come lo è il male. A ciascuno il suo.
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