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Il PROBLEMA della MAMMA DI CAPPUCCETTO


In questa fiaba abbiamo una mamma che ha un PROBLEMA.
Un problema che è anche un PROGETTO.
Problema e progetto, come fa notare Igor Sibaldi (I confini del mondo - Storie e Dinamiche dell'iniziazione personale, 2015), vogliono dire la stessa cosa: pro-ballein e pro-iacere vogliono dire gettare avanti. Immaginiamo, come sembra dalla fiaba, che Cappuccetto sia cresciuta in un mondo tutto al femminile, con la mamma e la nonna. La mamma di Cappuccetto è consapevole che il mondo non è solo mamma e nonna. La bambina deve incontrare e conoscere le possibilità e le opportunità (per quanto potenzialmente problematiche) del "mondo-altro". 


Possiamo dire che la mamma di Cappuccetto, mandandola nel bosco, da sola, un bosco infestato da lupi e pieno di taglialegna, spinge la figlia in una situazione quanto meno rischiosa, la getta avanti eccome! Possiamo ben immaginare che dopo questa bella spinta e tutto quel che ne conseguirà, alla fine della storia, quando la nostra Cappuccetto torna a casa non sia più la stessa.
Ogni iniziazione comporta una spinta verso il futuro e una parte di passato che muore. La spinta ha come direzione il passato, si va verso la nonna, verso le origini, e poi si torna indietro, al presente. Tra questo avanti e indietro però c'è il bosco, c'è il passaggio, c'è il processo, c'è la crescita, c'è il problema-progetto. Conoscere le proprie origini e il proprio passato fa parte della conoscenza di sè, significa acquistare consapevolezza. Possiamo immaginare questo movimento verso il passato come una "discesa". C'è un sopra e un sotto e in questo su e giù, il passato sta sotto. Può darsi che un tempo ci fosse un atteggiamento diverso verso il "problema" e che una madre potesse considerare necessario spingere una figlia verso una iniziazione, verso una crescita che per forza di cosa passi attraverso delle "prove" da superare. Il problema potrebbe essere una risorsa, una necessità, un progetto quindi. Forse proteggere i figli dalla vita non è il loro bene... questa storia allora potrebbe rappresentare una figlia spinta verso una maggiore autonomia, verso la crescita. Innanzi tutto una autonomia di giudizio, Cappuccetto non potrà usare sempre gli occhi della madre per capire. Deve imparare a distinguere il Lupo dalla Nonna! Sono molto diversi, no? E la fiaba sembra sfociare qui nell'assurdo: ma come può Cappuccetto Rosso scambiare il Lupo per la Nonna! Ma Cappuccetto non vede, non distingue, è a casa di Nonna, perciò quella roba lì dev'essere Nonna!
Insomma il problema più evidente della nostra Cappuccetto sembra essere proprio l'ingenuità.
Cosa vuole dire ingenuità?
Ingenuo viene dal latino ed è formato a partire da in, che vuol dire dentro, e geno, che vuol dire generatonato. Ingenuo significava persona nata all'interno della società romana, a differenza dei servi che erano per la maggio parte stranieri.
Gli ingenui erano uomini liberi e per questo considerati nobili e sinceri. Ma da questo aggettivo di valore positivo se ne ricava, in italiano, un altro con un significato più problematico: innocente, senza malizia. Ma questa mancanza di furbizia della piccola protagonista è davvero un difetto? Sicuramente è un problema che la getta, appunto, avanti nella vita. Inoltre possiamo vedere l'ingenuità di Cappuccetto come un problema anche nel senso etimologico del termine: "generata-dentro", nata-dentro cosa nel suo caso? Dentro il femminile, un mondo a stampo matriarcale e... sicuramente il suo primo incontro col maschile non è dei migliori. Il Lupo usa l'ingegno, la razionalità, usa un pensiero duale ed è competitivo: "tu prendi quella strada e io quell'altra e vediamo chi fa prima!". I Grimm aggiungono (rispetto a Perrault) anche una versione positiva del maschile, col cacciatore che vede tutto, si accorge di quello che è successo, da una finestra vede cosa succede all'interno ed interviene. 


La vera storia di Cappuccetto Rosso

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