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L'armamentario del manipolatore emotivo

Il manipolatore emotivo si nutre dell'energia della sua preda.
Tesse lentamente la sua fitta tela e dosa nel tempo la sua azione.
La violenza è una spirale confusiva fatta di alti e bassi. Ma anche l'intervallo tra due episodi di violenza non è ovviamente un periodo sereno. La tensione, l'ansia, la paura che si prova in attesa del prossimo episodio di violenza può danneggiare l'equilibrio psichico ed emotivo della vittima allo stesso modo se non di più del momento in cui si scatena la "furia". L'ingrediente di base è la dipendenza emotiva e una calibrazione fine della dose di distanza-vicinanza.
Il contatto emotivo e la dipendenza affettiva, quello che chiamiamo amore ecco... è necessario a intrappolare l'altro, a impedirgli di scappare e sottrarsi alla violenza. La vicinanza della vittima la rende vulnerabile, scoperta, soggetta a cadere nell'illusione di speranze sempre disattese. La freddezza è il rovescio della medaglia di questo sali e scendi, serve a far sentire incolpa, a punire e umiliare. è il momento del silenzio, delle non risposte e della chiusura. La donna si perde in mille domande che non sa più se osare porre, chiede spiegazioni, non capisce il perché. Spesso sono proprio questi perché e queste richieste della donna che si è ritrovata smarrita e delusa a scatenare la rabbia dell'uomo. E arriva l'attacco, la rabbia, la violenza. Uno scacco metodico e graduale, ogni volta più profondo, all'autostima della vittima. La donna si ritrova smarrita, dov'è l'uomo che ama? Quello che solo pochi giorni fa la guardava teneramente facendole promesse? Non sa con chi parlarne, come spiegare... ci si ritrova confusi soprattutto perché non si alcun modo di capire.
Il primo passo è proprio parlarne.
Uscire da quella sensazione di stigma, rispetto agli altri, di vergogna.
Quella sensazione di mondo parallelo, di essere le uniche al mondo e "perchè proprio a me?"
Capire di non essere sole e "le sole" è un grande passo. Non c'è qualcosa di sbagliato in noi, non è colpa nostra. La violenza non è MAI giustificabile e la colpa è esclusivamente dell'aggressore.
Il comportamento del manipolatorio è motivato da un intento parassitario. Il suo fine è sfruttare e approfittare.
Per raggiungere il suo intento può:
MENTIRE,
ISOLARE,
RICATTARE,
CONFONDERE,
METTERE IN DUBBIO,
SVALUTARE,
CRITICARE,
FALSARE LA REALTÁ,
FINGERE,
può costringerci, con la scusa della gelosia o di volerci proteggere, a non frequentare più amici o familiari,
può metterci contro le persone a noi vicine, instillandoci dubbi o criticandone il comportamento,
può raccontarci che siamo troppo buone o tonte e che gli altri si approfittano di noi, ad esempio può dire: "ma non vedi che tutti ti usano e appena giri le spalle ti prendono in giro?"
oppure: "tua sorella è solo un'egoista, non ti vuole veramente bene!"
oppure: "quando hai bisogno tu come mai loro non ci sono mai? Solo tu devi correr sempre?"
oppure " ah come ti sanno prendere, non ti accorgi di come ti abbindolano e tu scema che ci credi!".
può negare l'evidenza più lampante, dandoci della: pazza, scema, isterica, instabile, fragile, fantasiosa, debole, ecc...
Può usare la presenza di un figlio per farvi sentire inadeguate, può dire al figlio ad esempio: "non preoccuparti, mamma è solo nervosa, mamma è di cattivo umore oggi!",
davanti ai figli o davanti ad altre persone può mettervi in imbarazzo, in confusione, in situazioni paradossali, può spiazzarvi, per dimostrare agli altri (a voi stesse soprattutto) che siete instabili, permalose, inadeguate.
Un'altro strumento è fare i finti tonti, falsando la vostra percezione della realtà "ma davvero? ma cosa? non capisco?".
Prima verrete provocate e poi appena reagirete "ma cosa dici? Perchè? Io? Ma quando? Hai capito male!".
Vi verrà in mente che sta cercando di farvi impazzire...

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