Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da febbraio, 2016

Il problema di Biancaneve e Rosarossa

La storia inizia con un quadro familiare tutto al femminile, una madre e due bambine quasi adolescenti. Le due sorelle rappresentano due aspetti diversi del femminile che come due lati della stessa medaglia convivono e si completano senza conflitto ma con amore. L'amore gli è stato donato dall'"altro", la madre, si capisce subito nella storia. Questo si vede bene nel momento in cui l'estraneo, il "terzo", bussa alla porta: arriva l'Orso! Le ragazzine provano un'iniziale istintiva paura. Non hanno abbastanza esperienza della vita e temono quello che non conoscono. Nella storia irrompe il maschile, che in un mondo fino a questo momento della storia tutto al femminile risulta estraneo alle due piccole protagoniste. Ma non così alla buona madre, la padrona di casa. L'Orso arriva, con il suo bussare, di notte, all'uscio di casa, ma la madre non ha paura, ha il controllo della situazione, rimane lucida e insieme col cuore aperto: sa gestire la...

BIANCANEVE E ROSAROSSA

C’ era una volta una povera vedova che viveva in una piccola capanna e davanti alla capanna aveva un piccolo giardino con due rosai, uno portava rose bianche e l’altro rose rosse. E la donna aveva due bambine che somigliavano ai suoi piccoli rosai: l’una si chiamava Biancaneve, l’altra Rosarossa. Erano così buone, diligenti e laboriose come al mondo non se n’è mai viste, soltanto Biancaneve era più silenziosa e più dolce di Rosarossa. Rosarossa preferiva correre per campi e prati, coglier fiori e prendere farfalle; mentre Biancaneve se ne stava a casa con la mamma, l’aiutava nelle faccende domestiche o, se non c’era niente da fare, le leggeva qualcosa ad alta voce.   Le due bambine si amavano tanto che si prendevano per mano tutte le volte che uscivano insieme, e se Biancaneve diceva: “Non ci separeremo mai!”, rispondeva Rosarossa: “No mai, per tutta la vita!” e la madre aggiungeva: “Quel che è dell’una, dev’essere dell’altra.”  Una sera d'inverno, mentre se ne stavano tutt...

CAPPUCCETTO MANGIATA DAL LUPO: LA VERSIONE DELLA STORIA DI CHARLES PERRAULT

Cappuccetto Rosso Charles Perrault (traduzione di Carlo Collodi) C'era una volta in un villaggio una bambina, la più carina che si potesse mai vedere. La sua mamma n'era matta, e la sua nonna anche di pìù. Quella buona donna di sua madre le aveva fatto fare un cappuccetto rosso, il quale le tornava così bene a viso, che la chiamavano dappertutto Cappuccetto Rosso. Un giorno sua madre, avendo cavate di forno alcune stiacciate, le disse: "Va' un po' a vedere come sta la tua nonna, perché mi hanno detto che era un po' incomodata: e intanto portale questa stiacciata e questo vasetto di burro". Cappuccetto Rosso, senza farselo dire due volte, partì per andare dalla sua nonna, la quale stava in un altro villaggio. E passando per un bosco s'imbatté in quella buona lana del Lupo, il quale avrebbe avuto una gran voglia di mangiarsela; ma poi non ebbe il coraggio di farlo, a motivo di certi taglialegna che erano lì nella foresta. Egli le domandò dov...

Il problema della Bella Addormentata

Bella addormentata, Sleeping Beauty, la bella che dorme... o la bellezza dormiente. Sembra morta, ma dorme soltanto. Forse è solo spenta, un po' depressa... non le riesce proprio di alzarsi da quel letto. Rimane sopita, morbidamente riversa, nel suo letto, con la natura che ormai imperversa, irrompe dalle finestre, rami e fiori che invadono la polverosa stanza e sembrano chiedere "perchè non ti svegli Bella? Non senti gli uccellini cantare, non senti il calore del sole della primavera e l'odore dei frutti quasi maturi? Cosa ti è successo?". Dorme in attesa, prigioniera di un sonno eterno, attende l'altro, il vero amore. Un amore che la salvi, la completi, la ridesti, le dia vita, svegli i suoi sensi e il suo cuore. Questo sonno è come l'inverno, tutto si è spogliato e riposa, in attesa del risveglio, della vita nuova. Qualcuno arriverà a salvarci dalle zone dentro di noi dove si è spenta la luce? Qualcuno sanerà quelle parti di noi ferme all'inverno...

L'armamentario del manipolatore emotivo

Il manipolatore emotivo si nutre dell'energia della sua preda. Tesse lentamente la sua fitta tela e dosa nel tempo la sua azione. La violenza è una spirale confusiva fatta di alti e bassi. Ma anche l'intervallo tra due episodi di violenza non è ovviamente un periodo sereno. La tensione, l'ansia, la paura che si prova in attesa del prossimo episodio di violenza può danneggiare l'equilibrio psichico ed emotivo della vittima allo stesso modo se non di più del momento in cui si scatena la "furia". L'ingrediente di base è la dipendenza emotiva e una calibrazione fine della dose di distanza-vicinanza. Il contatto emotivo e la dipendenza affettiva, quello che chiamiamo amore ecco... è necessario a intrappolare l'altro, a impedirgli di scappare e sottrarsi alla violenza. La vicinanza della vittima la rende vulnerabile, scoperta, soggetta a cadere nell'illusione di speranze sempre disattese. La freddezza è il rovescio della medaglia di questo sali e scen...

Perchè è così difficile riconoscere e difendersi dalla violenza psicologica e la manipolazione emotiva

La violenza psicologica, all'interno di una relazione di coppia non è affatto facile da riconoscere per chi la subisce e per chi la esercita. Siccome è un processo graduale e che tende a crescere di intensità chi ne è protagonista può non rendersi conto, soprattutto all'inizio, di subire violenza o di essere violento. Parliamo di un tipo di violenza manipolatoria e insidiosa che mira ad una metodica e graduale distruzione dell'autostima dell'altro.  Parlando di violenza psicologica voglio intendere: oppressione, umiliazione, derisione, aggressività verbale, offese, urla, critiche, svalutazione. I modi sono moltissimi. Una serie di comportamenti volti a limitare la libertà personale e individuale, a isolare socialmente l'altro, minando i rapporti con la sua famiglia e i suoi amici. Ricatto e minaccia e conseguenti paura e senso di colpa sono alcuni degli strumenti. Dall'altra parte non c'è ammissione di colpa, almeno non esplicitata: spesso ci si nascond...

Il buio del bosco

Umido, scuro e segreto... il bosco, mi sembra di sentirne l'odore. Odore di passato e radici umide coperte da foglie marce, morte, che faranno da concime per quelle nuove. Si vede poco nel fitto del bosco e quel poco che si vede non sembra reale, le ombre ci suggestionano. Soprattutto, siamo soli nel bosco. Sole con le nostre radici, liane che ci imprigionano e ci fanno lo sgambetto. Per trovare l'altro bisogna capire che si è da soli e insieme capire che abbiamo bisogno dell'altro. Questo è il grande dilemma, il grande nodo e la grande contraddizione del nostro essere umani. Siamo soli ma non lo siamo. Qual è l'altro che ci aspetta alla fine del bosco? Cosa ci aspettiamo di trovare alla fine del nostro percorso? Chi ci sarà ad attendere il nostro arrivo? Il principe, il cacciatore, la nonna, la mamma o chiunque altro sia, ma per uscire dal bosco intanto? come si fa?

Il problema di Cappuccetto Rosso

Il problema della nostra cara Cappuccetto è indubbiamente il rapporto con l'altro. Appena uscita dal cono di luce della tutela, della protezione, dell'occhio vigile e attento della mamma se la caverà con l'altro? Saprà vedere l'altro per quello che è o cadrà facendosi lo sgambetto del desiderio, dell'illusione, della proiezione e dell'immaginazione? Vedrà? Riconoscerà il lupo sotto le vesti dell'inganno o i vestiti della nonna con cui si è camuffato la convinceranno? Cedendo ad un "altro" manipolatore e bugiardo mette in pericolo anche sua nonna... Perchè, prima di arrivare a lei, il lupo arriva alla nonna. Già... perchè il lupo non si pappa la cara Cappuccetto già nel bosco? Protetto dal ventre misterioso del fitto degli alberi? Perchè rischia di avventurarsi a casa della nonna e di metter su il suo inganno che potrebbe apparire del tutto superfluo e inutile? Perchè la nonna rappresenta le radici di Cappuccetto Rosso. Quello che lei sa, quello ...